La Grammatica del dialetto di Ripabottoni

A cura del Prof. Giuseppantonio Cristofaro

La riproduzione, anche parziale, delle pagine è subordinata all'autorizzazione dell'autore.

RipAmici 2000

Come parliamo

La respirazione ha luogo in due fasi dette: la prima di "inspirazione", la seconda di "espirazione".
Noi parliamo in fase di espirazione, modificando la posizione degli organi della parola.
L'aria va dai polmoni alla bocca o al naso, tramite la trachea che è un tubo rigido. Nella sua parte più alta, la trachea si gonfia e forma la laringe di cui la parte anteriore è detta "pomo d'Adamo".
Attraverso la laringe sono tese due corde, dette "corde vocali", per la loro specifica funzione. Esse sono unite da membrane, alle pareti della laringe stessa.
Lo spazio tra le due corde vocali è chiamato "glottide". Le due corde possono avvicinarsi sino a chiudere la glottide. Quando quest'ultima è chiusa, l'aria, uscendo, produce delle vibrazioni delle corde vocali, che danno luogo a ciò che noi chiamiamo "VOCE".

Metodo

La bocca è una cassa di risonanza che noi atteggiamo inconsciamente, per pronunziare i fonemi nel modo e con la forma più adatti alla pronuncia.
Se la bocca è la sede di formazione dei fonemi, trattandosi di fonemi non conosciuti, (quelli del dialetto ripese), a nessuno sfuggirà l'importanza del suo controllo.
Giungeremo alla buona pronunzia dei fonemi del dialetto ripese cercando di aiutarci con tutti i mezzi disponibili.
Prima di tutto, dovremo sapere quale posizione debbano assumere gli organi della parola per pronunziare il fonema dovuto.
Quando pronunziamo gli organi della parola sono come una scena: ogni attore ha un suo compito ben definito. Mai esso interpreterà bene ciò che non avrà prima imparato perfettamente.
E' dunque necessario far precedere la teoria del fonema alla sua pronunzia. Bisognerà che lingua, labbra, ugola, sappiano perfettamente il loro compito e vengano seguite, nello svolgimento di esso, attentamente, severamente, ai fini di un'avveduta correzione.
Non diremo mai all'allievo:" Pronunzi male", senza dirgli subito il perché della sua cattiva pronunzia. Altrimenti saremmo come dei medici, che, non sapendo fare la diagnosi, non potranno mai curare l'ammalato consapevolmente. Se l'allievo è solo, accorgendosi con la propria memoria uditiva che il suono che pronunzia non è buono, dovrà cercare subito la causa dell'errore, giovandosi di tutte quelle cognizioni e consigli che gli saranno stati dati al riguardo.

- Memo -
La grammatica non sostituisce il "dicitore", lo speaker, di madre lingua.

Le vocali

Abbiamo visto che per ogni vocale si hanno tanti segni "foneti" per quanti sono i loro suoni.
Abbiamo 5 vocali, ma 7 segni fonetici.
In fonetica ad ogni fonema corrisponde un segno.
Ne risulta che avremo più segni fonetici che alfabetici.
Esempio: la vocale o comporta un solo segno alfabetico. Ma poiché essa può essere (/), chiusa e (\), aperta, in fonetica comporterà due segni ò e ó

L'Enunciato nel discorso

Un discorso è formato da un insieme di enunciati. Ogni enunciato rappresenta ed esprime una situazione de è "l'unità costitutiva del discorso".

  1. kènósk' nu posht' na m'ntagn'. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 30Kb)
  2. Na kas du 'mmèla:t', n' mm' fann' 'ntrà. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 29 Kb)
  3. Mamm' fa a m'nèstr. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 26 Kb)
  4. Tetón' a p'rtat' i pècu(e)r' na sél'v'. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 33 Kb)
  5. Sòr'm' tèss' a tél' pi'l'nzuòl' da dódde. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 45 Kb)
  6. Mamm' a vut' a dódd(e) ki pann' a ott': òtt' par' d' l'nzuòl', òtt' par' d' skarp, òtt cav'znièll', spèkk' nnènt' é'rrèt'. (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 110 Kb)
  7. Kiòv', ma a fémm'n' du kèrdill' shta dénd' u nid' ka cod' e ki shénn' èccu(e)zzèt' (Clicca qui per ascoltare la pronuncia - 74 Kb)

Enunciato = Nucleo + espansioni.

L'enunciato è formato da una parte che è detta Gruppo Nominale (GN) e da una parte che è detta Gruppo Verbale (GV) . Ci sono casi in cui il GN può essere sottinteso. Di solito il GN e il GV dell'enunciato posseggono delle Espansioni (E), cioè degli elementi e delle sequenze linguistiche che possono essere eliminate senza che l'enunciato cambi il proprio significato (sarà solo meno ricco)

Fido, u can' pèshtór', 'bba:j(e) a lun'.
Fido, __ _____ _______, 'bba:j(e) a lun'.
N.B. Quando il Ripese chiama gli animali domestici, pronunzia pure la desinenza delle parole: non dice Fid' ma Fidoo!

Mèrì, a figli(e) d' Giuann' Nètal', z'è sp'sat'.
Mèrì, a figli(e) d' Giuann' Nètal', z'è sp'sat'.
N.B. in questo caso non è possibile eliminare a figli(e) d' Giuann' Nètal', perché proprio in forza di questa frase patronimica riusciremo a individuare la Maria che va sposa.

GN - Gruppo Nominale
GV - Gruppo Verbale
A kètén' du kan' m'a shtr'f'cchèt a mèn'
Tat' e frat'm' èrav'n a makki(e)
Nu fum' nér èshiv' da ch'mm'nièr'

Esempio: U sind'k' a ditt': - Mónt'kèshtèl' a-rè d'v'ntà nu pòsht' d' kult' é d' kultur'
Il Sindaco ha detto che Montecastello deve ridiventare un posto di culto e di cultura.

ESERCIZIO

Riordina queste sequenze in modo da ricavare enunciati completi:

  1. A rèkkòt' - ann'visht' - i cu(e)trè:r' - du rèndini(e);
  2. D' rèndini(e) - 'nzièm' - di kiènt' (piante di) - ièr'n' fav'chièt' - dui(e) f'lè:r';
  3. Ni sakk' - l'èch'n' - d' r'ddi:k' - z'èmmèssav'n' - d' rèndini(e);
  4. Pa skòl' - é kakk' mórr - d' rèndini(e) - nu sèkkitt' - ann' r'ch'vut';
  5. mèt' trèbbi(e) - top top - na ròssh' - kèmmin';
  6. u s'lòss' - pur(e) - v'dé - ann(e) p'tut' - i cuètrè:r'.

Programmazione HTML: Walter La Marca