Il casino di Don Guido Il Casino di Don Guido

Come foglie al vento

U' Kesin don Guid'
La casa di campagna di Don Guido

I tedeschi, da alcuni giorni, avevano preso possesso del casino di Don Guido. Dal nord continuavano ad arrivare le azioni, i partigiani contro i tedeschi e contro i repubblichini.
Combattono tutti: uomini, donne, giovani. - Io li ho visti - diceva una giovane che stava confinata in paese. A forza di sentire, i giovani ripesi decisero di armarsi e affrontare i tedeschi.

Era da poco suonata l'ora di notte che, di qua dal campanile, nei pressi della barberia "du shtuort'" i fratelli "R'zzit", Donato "Ch'nkapp", Pietr' "L'rzitt" ed altri armati di fucile erano pronti.
- Pronti a fare cosa? - Chiese Don Filomeno Barbieri, che era appena uscito dalla casa dello zio, Don Nicola "a ch'chèrkie".
- Per scacciare i tedeschi dal casino De Julio.
Rispose Donato "Ch'nkapp".
- Avete mai sparato? - chiese a bruciapelo Don Filomeno.
- Siamo cacciatori - risposero in coro.
- Avete mai sparato agli uomini?
- No.
- E kè ch' vò? - disse Donato Ch'nkapp.
- Donato, uccidere un uomo non è come far brillare le mine nella cava "du Kèstell'". "S'ntit a mè: jèt a nann'….

Salutò e si incamminò verso la casina. I giovani rimasero a lungo a rimurginare sulle parole di Don Filomeno. Le parole di Don Filomeno li avevano spiazzati.
- Però, a pensarci bene.. disse P'ppin' "E'rdent".
- Eggià! Siccome ha parlato Don Filomeno……
- E se avesse detto: "bravi! Finalmente anche Ripabottoni si muove", cosa avremmo fatto.
- Don Filomeno ha detto una cosa santa: "ammazzare un uomo non è lo stesso che impallinare una lepre".
- No. Io rincaso s'iv nu fòffò.
- Hm! U sapèvam ke "fòffò…".
- Zitt! E' quasi l'una di notte.
- U' v'dèt'? -
disse uno dei fratelli R'zzit'.

Dalla Ripetta sbucò un tedesco.
Nessuno saprà mai che ci facesse in paese a quell'ora.
Donato Ch'nkapp si tolse il fucile dalla spalla e lo puntò contro il tedesco.
- P'la-mèdonn o mò o mè' mè'.
Il tedesco fece un passo indietro. Portò la mano alla fondina, ma uno dei fratelli R'zzit' l'aveva portata via.
- A tieng i(j'e) - Gli puntò la pistola alla tempia:
- E vaffanculo! - E premette il grilletto, ma la pistola fece flop!.
Il tedesco gli sferrò una ginocchiata nei testicoli. U R'zzit' si piegò, urlando di dolore. Gli altri furono addosso al tedesco, con calci, sputi, pugni.
Il tedesco, con la faccia ridotta ad una maschera insanguinata, prese la via del forno di "T'zzòn'", dove fece perdere le tracce di sé, tra i sambuchi, le ortiche e le acacie.

L'indomani, tra le ore 15 e le 15,30, da Castellino i tedeschi spararono su Ripabottoni una cannonata uccidendo la moglie di Nicola "P'u(e)rèll" e due cuginetti di Cenzina "a Cas'kàlennès' "

Scopritura della lapide Preghiera di Don Antonio
Il popolo rende omaggio alle vittime Discorso del Sindaco Nella memoria:
bambini di carne spiaccicata contro la facciata delle case, siti in Via Pietro Ramaglia;
portoni spruzzati di sangue;
corpi maciullati, scaraventati nella cunetta, intasata di erbacce, di stoppie e di ogni sorta di bruttura.
Per tutto il pomeriggio e per tutta la notte Via Pietro Ramaglia si era trasformata nella valle dei dannati. I parenti ridotti a larve: neanche la forza per lamentarsi. Tra i presenti circolavano parole che infierivano sui morti.
"Uniti almeno nell'agonia…però nessuno si è preso la responsabilità di condurre i propri cari all'inferno", ripeteva Don Michele, bruttato di sangue.
- Inutile tentativo - disse Don Filomeno, dopo cena - Tu sai qualcosa - Gli chiese la moglie e la nipote, Mariuccia:
- Zio, solo sangue! - Dopo una lunga pausa:
- Da stanotte incomberanno sul vicinato i fantasmi dei morti...

Testo: Giuseppantonio Cristofaro

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